Da quando sono diventata consapevole del problema dell’inquinamento da plastica (no, la raccolta differenziata non basta per risolverlo, non basta affatto), mi sono resa conto di quanti settori della nostra vita siano invasi da questo materiale tanto versatile quanto indistruttibile. Dove prima (e per “prima” intendo me da bimba, pochi decenni fa, mica secoli) c’era un ombrello con copertura in tessuto e manico in legno, ora ce n’è uno in cui queste parti sono di plastica. Dove prima il tubetto di dentifricio era in alluminio (e lo arrotolavi un po’ alla volta dal fondo), ora è di plastica. Dove prima gli zoccoli erano in legno e pelle, ora sono di plastica. E gli sciroppi per la febbre? E i bottoni delle giacche?
E i giocattoli?
Ah, i giocattoli! Anche se io cucivo per i miei figli mostri e pupazzi di stoffa, anche se prendavamo trenini, binari, caserme dei pompieri in legno, quanti, quanti giochi di plastica abbiamo comprato per loro! E quanti ce ne hanno regalati!
E non solo Lego (e Warhammer poi) che sono sacri e non si toccano, ma anche giocattolacci di dubbia provenienza e brevissima durata. O giocattolini da edicola, presi per la moda del momento e presto accantonati.
Cosa farei se fossero piccoli adesso, adesso che ho questa consapevolezza. Riuscirei ad evitare l’ultima moda da edicola o da supermercato? Riuscirei a spiegare che no, la mamma non lo compra quell’ultimo personaggio pluriaccessoriato 100% plastica anche se ce l’hanno tutti gli amichetti? E sospiro di sollievo perchè ormai i miei “bimbi” sono grandi, il prossimo step è la morosa, questo problema non si pone.
Ma all’ascolto so che ci siete tante mamme e zie con bambini e nipotini e magari ve lo state chiedendo: “Come faccio?”
La mia risposta è duplice: dove non possiamo eliminare, riduciamo. Prendiamo giochi di qualità che durino davvero e che poi si possano donare. Cerchiamo alternative artigianali, naturali, originali.
E ricordiamoci che le nostre mani e la nostra fantasia sono fonti inesauribili di alternative.
E’ per questo che sono nata Minerva e la sua scatola magica: una bambolina di stoffa e una scatolina di latta piena di accessori incantati. Sicuramente non è veloce come infilare un prodotto confezionato nel carrello. Sicuramente è diversa da qualunque altra bambolina sul mercato. Ma questo la rende rara e preziosa, anzi, unica.
Minerva va a Hogwarts. Ha la bacchetta magica in legno di betulla e polvere di stelle. Ha una scopa volante che si chiama Saggina e va più veloce di un falco in picchiata. Minerva ha anche due creature magiche: una è simpatica, è Godiva la Puffola Pigmea. L’altro invece è un tipo un po’ ambiguo… è un Molletticcio! (questa la capite se siete delle vere Potterhead come me). Ha anche una coperta dell’invisibilità (il mantello, quello vero, ce l’ha solo Harry)
Vi dò qualche spunto, poi tocca a voi e alla vostra fantasia. Minerva è realizzata con due piccoli ritagli di stoffa di cotone. Capelli di lana, viso dipinto. La Puffola Pigmea è una pallina di feltro a cui ho cucito due occhietti sempre di feltro. La bacchetta è uno stuzzicadenti di quelli a base quadrata con una stellina di carta sulla punta. Il Molletticcio è una molletta chiudipacco dipinta. La scopa è un pezzo di spiedino di legno a cui ho arrotolato e fissato della raffia ad un’estremità.
La cosa bella è che ci si possono inventare tantissimi nuovi accessori. Con i legumi secchi si possono fare le palle del Quiddich: una lenticchia per il boccino d’oro, una fava per la Pluffa, i ceci per i Bolidi. Un po’ di farina è indubbiamente la Metropolvere. Per non parlare di quale meravigliosa serra di Erbologia si trovi in un giardinetto!
Ora passo il boccino a voi: buon lavoro e buona immaginazione, ragazze mie! (e state sempre attente alla sicurezza, i giochi più piccoli sono per bimbi più grandi, anche quando fatti a mano)
Ma quanto è bella?
io adoro la puffola …