Se c’è una cosa che ho imparato, da quando scelgo la parola dell’anno, è che, più è possibile applicarla in tanti ambiti della propria vita, più è efficace. Certo, se si ha un obiettivo molto preciso, individuare una parola altrettanto precisa aiuta a mantenere il focus verso il traguardo. Ma un anno è lungo, ragazza mia, e una sola parola, in un anno, può darti davvero molto, anche in modi che non avevi immaginato, all’inizio. Perciò è bene sceglierla con cura.
Come faccio io? Ecco, come al solito, anche in questo caso, dopo aver letto consigli e fatto corsi, ho capito che prevale sempre la parte istintiva, emotiva ed un po’ anarchica del mio carattere e che ho bisogno di trovarla con la pancia prima che con la testa: razionalizzare e schematizzare non fanno per me.
Quando è settembre una parte del mio cervello comincia a pensarci. Non devo ricordarmelo, lo fa da solo. Lo lascio lì, a lavorare nell’ adorabile inconscio. Ogni tanto viene a galla qualche parola, qualche eco di desiderio, qualche sogno da trasformare in progetto. E qualche parola resta a galla più di altre. Mi si spalma sui neuroni come il burro su un panino morbido. Ne sento il profumo, ne sento il calore.
Allora faccio intervenire la mente conscia e comincio a chiedermi: “Ok, come la metto, nella mia vita, nel mio lavoro, nelle mie giornate, questa cosa qua?”
E la lascio di nuovo lì, a sedimentare. A volte mette subito delle radici profondissime e capisco presto che è proprio LEI quella giusta (era successo con Gentilezza, è arrivata all’improvviso e non si è staccata più).
Altre volte invece no, alla fine quell’idea non mi conquista, non va bene, non mi fa sentire quel friccicorino che assomiglia un po’ ad un innamoramento. E allora niente, non succede nulla, il processo nell’adorabile inconscio ricomincia. Per esempio, verso autunno 2017, avevo creduto che la mia parola del 2018 dovesse ruotare attorno al concetto di “livello superiore-ampliamento-miglioramento”, ma poi niente, non funzionava dappertutto.
Invece ho realizzato che, nell’ultimo anno più che mai, mi era ronzato in testa il mio proverbio preferito:
Cuor contento il ciel l’aiuta.
Che poi, il cielo è un’entità variamente interpretabile e non necessariamente legata al divino.
E più mi rotolava in testa questo cuore contento, più trovava spazio:
nella convinzione che molto dipende da noi, dal nostro atteggiamento, nel bene e nel male;
nella constatazione di quanta fatica ci deve essere, nel lamentarsi sempre e non cambiare mai;
nella gioia di capire che posso coltivare un cuore contento non solo dentro di me, ma anche in chi ho accanto (comprese le mie clienti, compresa te che mi leggi: la parola dell’anno per me è più potente, se non è centrata solo su di me).
Quindi mi son chiesta:”Ok, come lo metto, nella mia vita, nel mio lavoro, nelle mie giornate, questo cuorcontento?”
Alcune risposte sono arrivate immediatamente (e non significa che siano facili da attuare, ma semplicemente che sono state molto chiare e nitide fin da subito):
- nel lavoro, per esempio, l’obiettivo è rendere ancora più contente le mie favolose clienti. E non solo quando ricevono un mio pacco, ma fin da prima. Con le immagini, con le parole, con sensazioni ed emozioni. Certo, tu dirai, ma hai sempre lavorato per questo. E certo, ti dico io, è vero, la felicità delle mie clienti è sempre stata la mia priorità. Ma voglio rafforzarla, questa priorità, voglio costruire un posto in cui chi arriva si senta accolta e serena ed alleggerita, anche solo per un attimo. Un posto in cui tornare perchè lì ci stai bene (lo so che è un obiettivo altissimo e pretenzioso! Ma dovrà pur essere sfidante la parola dell’anno, no?);
- in famiglia, per esempio, è condire la nostra quotidianità di piccoli gesti che ci fanno stare bene;
- banalmente, per me, è fare ciò che mi rende contenta;
- avere un atteggiamento positivo (di gratitudine, di gentilezza, di accoglienza…)
- ma anche mangiare bene e fare attività fisica, perchè il cuore, quello anatomico, ha anch’esso bisogno di cura.
Più ci pensavo, più trovavo altre risposte e questa parola si riempiva di sfaccettature.
Perchè anche io ci casco in qualche lamentela, arrabbiatura e critica inutile. Perchè anche io a volte mi piazzo al centro della mia comfort zone per proteggermi e faccio fatica a guardare cosa c’è fuori.
Ed è proprio lì che cuorcontento mi ha rivelato ancora di più tutta la sua prodigiosa bellezza: nella sfida con me stessa.
Oh, non è che uno debba essere per forza sempre ottimista e sorridente. Però può prendere quella parte di sè che piange, o si arrabbia, o si sente delusa e abbattuta e sconfortata per mille motivi, e abbracciarla e dirle con tenerezza: “Tutto passa, anche questo passerà”*, senza crogiolarsi nel letto delle proprie emozioni negative e, allo stesso tempo, senza sentirsi in colpa nel provarle, quelle emozioni (avevo già parlato dell’accogliere con dolcezza i momenti di “fatica” QUI) .
E così eccomi qui, con quel friccicorino che sembra un po’ un innamoramento e mille applicazioni di questa parola che mi frullano in testa e quella sensazione piena di potenzialità, perchè è soltanto il 12 gennaio e sento che cuorcontento mi sorprenderà!
Tu la scegli la parola dell’anno? E hai trovato la tua per il 2018? (e poi dimmi se il faccione di Walter non ti fa già sorridere!)
P.S.: un tip per coltivare la tua parola dell’anno? Crea una cartella su Pinterest e raccogli idee ed ispirazioni (la mia è QUI)
*cit. da “Il matrimonio del mio migliore amico”
Claudia dice
Mi ha fatto tantissimo piacere leggere questo post, Anna… e sono felice per la tua parola dell’anno: Cuorcontento era il soprannome che le sorelle avevano dato alla mia mamma, perché viveva serena e vedeva sempre rosa. Era davvero una donna incredibilmente positiva. Sempre, fino all’ultimo giorno.
(e qui, se non la smetto di pensarci, ci scappa pure la lacrimuccia, suvvia!)
Anna dice
e scappa anche a me, la lacrimuccia! Grazie Claudia per avermi regalato questo ricordo così dolce.
Giovanna dice
E niente, mi riempi sempre il cuore con le tue parole, così dense e fluide al tempo stesso. Io la mia parola fatico a trovarla per ora ma mi hai dato ottimi spunti per pensarci. Grazie!!
Anna dice
Arriverà Giovanna, se deve arrivare, arriva!
Chicca dice
Mi hai dato un’idea. E dopo un anno pessimo, così, di getto e di “pancia”, mi è venuto “arcobaleno”. Ne riparliamo a dicembre!
Anna dice
Ma arcobaleno è bellissima, piena di significato!
Federica dice
Anna, la trovo un’ottima parola dell’anno! Ti si addice molto. Grazie di farci sempre partecipi dei tuoi pensieri. <3
Anna dice
Ciao Federica, grazie per leggerle sempre!
daniela ladiè dice
Sai cosa faccio? Adotto la tua. Tu sei per me una grande ispiratrice, devi sapere ,e io sono “in cerca di aiuto”. Sono ormai vecchia, ho perso da un paio d’anni l’amore della mia vita quindi la mia strada è diventata difficile. Quando si è in difficoltà ci si fa aiutare, a me aiutano le cose belle, la natura, le nuvole, le persone gentili, i colori, la poesia, i valori, insomma un sacco di cose. Una tua “goccia” è appesa nella mia casa così la vedo ogni giorno. Ti ringrazio di cuore,ti abbraccio forte forte, Daniela
Anna dice
Oh Daniela, mi hai commossa cavoli! Sei tu che ispiri me, con le tue parole. Prendila, questa parola, è qui per te… ti abbraccio strettissima anche io.
Silvia - MadameRenard dice
mi fa piacere leggere questa parola, perchè è come mi definisco io. Sono un cuorcontento di natura e assicuro a tutte che è un bel modo di vivere. I problemi si vedono, le arrabbiature ci sono, i dolori pure, ma ho sempre quel fondo di buonumore che aiuta a superare tutto. Ho sempre la tendenza a farmi un bel sorriso sincero di fronte alle più piccole cose. E secondo me ci si può allenare a farlo!
Anna dice
Esatto Silvia, la penso come te! Sia sul fatto che ci si possa allenare ad avere un cuore contento, sia sul fatto che non significhi non vedere i problema, minimizzare in maniera superficiale le difficoltà, ma anzi, trovando il modo di superarle (o di viverle) con positività e cercando motivo per sorridere, seppur a volte piccolissimo.
Claudia Viale dice
“LEGGEREZZA”, questa sarà la mia parola per il 2018. Di leggerezza ho bisogno dopo anni passati con il peso di una brutta separazione sulle spalle, leggerezza nel guardarmi dentro e non essere sempre troppo critica verso me stessa, accollandomi troppo spesso colpe che non sono mie. Leggerezza nello sbarazzarmi un pò dai sensi di colpa che provo verso la mia piccola Lucia per averla fatta crescere troppo alla svelta, suo malgrado. Insomma, leggerezza del cuore che non va confusa con leggerezza per poco interesse.
Un abbraccio Anna
Anna dice
Claudia mi trovi assolutamente d’accordo… “leggerezza” può avere un significato profondissimo, anche quando è leggera. E ti auguro di trovarla, quest’anno, abbandonando quei pesi che a volte schiacciano un po’ il cuore…
Maria dice
Ciao ma quanto mi sei simpatica ? Mi rallegri sempre. Non so come ti ho trovata ma è stata una fortuna ? L’anno scorso mi hai contagiato con la gentilezza e anche in gita a Torino mi sono trovata a distribuire gocce l’ultima in mare. Troppo bello ? Quest’anno avevo pensato come parola a costudire : in prima me stessa che comincio ad avere una certa è mi devo tenere su e poi il resto. Però la tua è bellissima ed era il motto della mia mamma che era sempre contenta anche alla fine nella malattia. Chissà ti seguo? Ciao ?
Anna dice
Maria… che bell’esempio tua mamma, grazie per averlo condiviso qui! E per esserti unita alle gocce gentili! Io dico che “custodire” è bellissima e che “cuorcontento” è abbastanza grande per tutti quelli che la vogliono adottare: segui quella che senti di più!