Il giardino della vecchia Ito era piccolo ed incantevole. Era stato teatro, in quei lunghi anni, dei “salvataggi” di Ito: piante moribonde, piccoli animali feriti o abbandonati, casi disperati che lei accoglieva, accudiva, abbeverava e guariva. Quando chiunque altro li dava ormai per persi, li salvava, perchè capiva di cosa avevano bisogno.
Nel villaggio, tutti conoscevano la vecchia Ito. Se i bambini trovavano un uccellino in fin di vita, un animalino malato, lo portavano da Ito. Lei lo curava e lo restituiva. Se qualche pianta, in qualche vaso, si ammalava, veniva portata da Ito e lì, nel suo giardino incantato, guariva. Lei la curava e la restituiva.
Non tutti, però, rivolevano indietro i pazienti guariti. Dicevano “Ito, pensaci tu” strizzandole l’occhiolino, perchè sapevano che lei, anche in questo caso, sapeva cosa fare e avrebbe donato il resuscitato a qualcuno che ne aveva davvero bisogno: un cucciolo a chi aveva perso il sorriso. Un piccolo acero rosso a chi aveva perso fiducia nella bellezza. Un bonsai a chi non si fidava più del tempo.
Ito sapeva curare tanti tipi di cuori.
Nel suo delizioso giardino, dunque, c’era sempre stato un gran via vai di anime vive, ma poche si fermavano per sempre: le più infelici, che soltanto lì avrebbero trovato sollievo. Un gatto cieco, per esempio, ed il ciliegio che non fioriva mai: era arrivato da Ito rachitico ed ammuffito e lei lo aveva reso folto e vigoroso. Ma, dopo tanti anni, quel ciliegio non aveva ancora mai fatto un fiore, nemmeno uno piccolissimo. Anno dopo anno, Ito diventava sempre più vecchia, e siccome era anche simpatica, i figli potevano bonariamente prenderla in giro per il suo unico insuccesso.
Lei, scherzava con loro. Ma alla sera, all’ora del tramonto, Ito si sedeva con la schiena contro il tronco del suo ciliegio e cantava per lui. Ogni sera. Anche sotto la pioggia e la neve. Anche se aveva la febbre. Anche quella volta che aveva le doglie. E, tra i rami dell’albero, facevano capolino passerotti e fringuelli e tra le radici gechi e porcospini, per ascoltarla.
Qualcuno di loro, era stato salvato da Ito.
Poi, un giorno, Ito si ammalò gravemente. Era inverno, il giardino era spoglio e i porcospini erano in letargo. I figli ed i nipoti di Ito la accudivano premurosamente. Spostarono il futon vicino alla porta scorrevole, in modo che lei potesse sempre guardare il suo giardino. Ito sentiva che il momento del trapasso era vicino, ma era serena, perchè aveva avuto una buona vita.
Una mattina, vide qualcosa sul ramo più basso del suo spoglio ciliegio. Chiese ai suoi figli di portarla fin lì, per guardare da vicino.
Era un fiore, delicato e bellissimo.
Ito sorrise ed in quel momento il fiore le cadde in grembo con un leggero fruscio. Era il ciliegio, che cantava per lei nel momento del tramonto, come lei aveva sempre fatto per lui.
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