Questo è stato un anno di grandi pensamenti e cambiamenti all’insegna della sostenibilità,della riduzione di sprechi, plastica e consumi e alla ricerca di uno stile di vita più in armonia con questo mondo acciaccato.
I cambiamenti in casa e in famiglia sono iniziati subito e sono avvenuti in maniera facile e scorrevole e adesso ci troviamo davvero a nostro agio, perché “le cose che durano” sono così più belle degli usa e getta, che la nostra vita si è arricchita di senso e di bellezza.
Ma anche il mio lavoro aveva bisogno di un’analisi e una revisione: dove potevo intervenire per renderlo più sostenibile? In gran parte, lo era già. Poiché la mia è un’impresa individuale, alcuni problemi proprio non ci sono: nessuno viene sfruttato, non c’è manodopera irregolare, l’ambiente di lavoro è sano e confortevole (pensateci: quante domande in meno dovete farvi, quando comprate da un artigiano?)
Per quanto riguarda i materiali, prendo il legno da un falegname storico della mia città (QUI ve ne avevo parlato). Lui ci fa i mobili, con questo legno, perciò si accerta prima di me di provenienza e qualità e io mi fido della sua esperienza. Da lui, è pieno di avanzi di legno, troppo piccoli per diventare mobili, ma guai a buttarli! Perciò li compro io, che faccio cose piccole. Il suo scarto, per me, è recupero di materia prima preziosa.
Dovevo risolvere però il capitolo delle spedizioni, che ha due aspetti: packaging (quello bello), imballaggi e trasporto.
Come posso ridurre l’impatto ambientale sul trasporto? Posso fare poco, ma qualcosa ho fatto: da settembre, concentro le spedizioni in un unico giorno della settimana, così il corriere fa un unico giro per venire da me. So che altri già fanno così da tempo, vuoi per questo stesso mio motivo, vuoi per organizzazione interna del lavoro. Per me è stato un cambiamento importante che ha determinato una diversa gestione degli ordini e dell’impacchettamento. C’è sempre spazio, ovviamente, per spedizioni urgenti, ma sono casi eccezionali.
E il packaging? Come posso stare più attenta ai materiali che uso per fare i pacchetti? E gli imballaggi? Dove metto le scatoline, se non voglio più usare le buste con le bolle? Cosa uso che imbottisca, protegga da umidità, ma che abbia un minor impatto ambientale rispetto alla plastica?
Mi sono venute in aiuto 3 delle 5 R dei rifiuti (le conoscete? Sono Riduzione, Riuso, Riciclo, Raccolta, Recupero, potete approfondire QUI)
Le tre R che hanno aiutato me sono:
RIDUZIONE: negli anni, ho accumulato tantissimi materiali. Carte decorate, carte da parati, filati colorati, spaghi, stoffe, etichette: materiali perfetti per realizzare packaging belli, armoniosi, che trasmettano gioia, che “è quasi un peccato aprirli” e che “io qua tengo tutto”. Perciò ho deciso che prima di acquistarne altri, darò fondo alle mie scorte, cercherò di usare tutti i materiali che ho messo da parte negli anni come tesori preziosi. Questo significa che le scatoline dove inserisco i gioielli (sono di Selfpackaging) non saranno decorate tutte allo stesso modo e che dovrò dedicare più tempo al momento dell’impacchettamento. In questo mi aiuta proprio l’aver stabilito un giorno solo a settimana per le spedizioni, perchè, se devo riservare un solo momento al corriere, posso riservare anche un tempo preciso ai pacchetti. E’ un momento che mi godo tanto, una fase creativa vera e propria. Visto come tutti i pezzi si sistemano da soli?
RIUSO: fino a poco tempo fa, non riusavo una scatola ricevuta a mia volta da qualcun altro. E non usavo le pagine di vecchi giornali appallottolate per imbottire. Ora invece, per imballare, cerco prima se ho tra le mie scorte qualche scatola adatta. Pazienza se c’è il logo di qualcun altro sopra. So che le Tuliamiche capiscono, e che, anzi, sanno apprezzare. E i giornali? Sapete quante vite da imbottitura possono avere, prima di andare al macero? Direi quasi infinite!
RICICLO: e se non trovo scatole da riusare? Devo prenderne di nuove! E dove? Mentre mi documentavo su cosa usare, mi ha scritto proprio il mio consueto fornitore di scatoline, Selfpackaging, che ora ha una linea di packaging ecologico (Questa) , proponendomi una collaborazione. Visto come i pezzi si sistemano da soli? (di nuovo!) E così ho studiato la sua offerta per capire se fosse in linea con le mie esigenze e sì, lo è. Ora ho scatoline in cartone riciclato al 100% per i pacchetti belli dei gioielli (ma ne ho ancora in carta non riciclata da ultimare) e scatole robuste, anch’esse in cartone riciclato, per imballare le scatoline. Pian piano finirò la carta velina colorata che uso per avvolgere i miei gioielli e la sostituirò con la sottile carta manila, riciclata e senza coloranti.
Sono consapevole che la soluzione perfetta non esiste e che il mio impatto sull’ambiente avrà sempre il suo peso. E poi, non ho nessun desiderio di fare l’eremita respiriana con le mutande d’edera e la brocca-noce-di-cocco! Ma sono altrettanto consapevole che si possono adottare strumenti più sostenibili, a piccoli passi. So anche che non è facile, perchè, quando hai una routine e un sistema ben collaudati, c’è bisogno di tempo, di studio e di uno sforzo per metterli in discussione. Ma si può fare e si può sempre migliorare.
Il prossimo step a cui mi dedicherò sarà la compensazione di CO2, vi terrò aggiornate!
Rispondi