La cosa bella di scegliere la parola dell’anno e di abbracciarla a pieno, è che hai tanto tempo per rifletterci, per comprenderla profondamente e per scoprire che la puoi declinare in tantissimi modi e significati.
Quando ho scelto CUORCONTENTO come parola per il 2018, avevo un dubbio: ma non è che un cuorcontento, volendo essere “per forza” contento, finisce per accontentarsi? Per farsi andare bene tutto ed essere troppo accondiscendente?
Quello che ho scoperto in questi primi 4 mesi è che, assolutamente no, un cuorcontento non è, SECONDO ME, uno che si accontenta e che si fa andare bene tutto.
Anzi! Persegue la propria felicità e lo fa in vari modi:
- si circonda di ciò che lo fa felice (ed è per questo che ogni lunedì su instagram stories tengo la rubrica dei consigli contenti, dove raccolgo idee di allegra utilità, o anche completamente inutili, ma allegre sempre);
- cerca di vedere il lato positivo di quello che gli capita e di dare una lettura non lamentosa di ciò che succede, soprattutto riguardo i fatti più banali, su cui non vale davvero la pena perdere il sonno e i battiti del cuore. Lo può fare cambiando il proprio punto di vista (ne ho parlato qui) e non facendosi influenzare dal malcontento circostante (ne ho parlato qui);
- Cerca, quando possibile, di cambiare le cose che non gli vanno bene;
- se non è possibile cambiarle e se non è costretto a tenersele, le lascia andare con gioia.
E infatti in questi primi 4 mesi più che in qualunque altro momento della mia vita, ho detto dei NO con gran serenità e consapevolezza, ho espresso gentilmente, ma fermamente la mia opinione, ho preso posizioni a volte scomode e non proprio graditissime.
E l’ho fatto per stare bene. Dove posso. Ci sono certe situazioni da cui non ti puoi sottrarre. Le devi affrontare e basta, le devi prendere come sono. Punto. Si cerca di soffrirle il meno possibile.
Però ci sono delle situazioni che non sono obbligatorie. Non sono prescrizioni del medico. E le puoi lasciare andare. Ma spesso è difficile tagliarle fuori. Un po’ per educazione, un po’ per insicurezza, un po’ per timidezza, un po’ per abitudine, un po’ per rassegnazione, un po’ perchè ci facciamo troppe pippe (un po’ per… completa tu). E quindi si tende a mandare giù dei rospi e ad accettare qualcosa che, se fossimo liberi, non accetteremmo proprio per niente.
Ecco, quest’anno ho scoperto che vivere a pieno da cuorcontento significa invece essere liberi. Di dire di no, di tagliare, di allontanarsi, di alleggerirsi. Significa liberarsi. Se c’è stato qualcosa che non mi andava bene ho sempre fatto presente i miei no, le mie opinioni o il mio disappunto. Con gentilezza, che per me è fondamentale. E con rispetto delle identità ed opinioni altrui, perchè per me il rispetto è civilità, anche nelle divergenze.
Essere un cuorcontento non significa accontentarsi o essere accondiscendenti, dunque, significa migliorare la propria condizione, le proprie relazioni, i propri rapporti di lavoro perchè spesso la felicità è una scelta.
E più lo fai più sei contento. E la cosa pazzesca è che non è che le cose poi vanno per forza come vuoi tu, semplicemente perchè l’hai detto. Non è che fai magie. Le cose possono andare male lo stesso o deluderti!
Però tu hai l’anima super in pace perchè quello che potevi fare l’hai fatto! Non hai rinunciato. Non hai rimorsi o rimpianti o sensi di colpa o arrovellamenti mentali: “Ah, se avessi detto… se non avessi accettato… se qui, se là…” hai agito con coerenza e consapevolezza e hai la tranquillità d’animo di aver seguito la tua etica e la tua natura.
Insomma, secondo me “chi s’accontenta gode” non è proprio proprio vero: e secondo te?
Ma sai che condivido proprio tutto non funziona il tasto del punto di domanda-
Avanti così, Daniela
ahahahah Daniela! te ne metto un po’ io: ?????
Qualcosa che costa sempre molto: dire di no. Ci sono voluti diversi anni per cambiare il mio atteggiamento. Prima che potessi essere positiva e ferma, ho dovuto approfondire nella debolezza per uscirne. E una cosa che mi ha aiutato molto, tra l’altro, é l’artigianato, la costruzione di oggetti, la fotografia … Tutto ciò porta alla libertà, alla tranquillitá. Lo condivido tutto 🙂