Quando i miei figli erano molto piccoli e andavano ancora al nido, a me e mio marito è venuta voglia di adottare un cane. Eravamo un po’ perplessi:”Sono forse troppo piccoli? Stanno sempre per terra, mettono in bocca tutto, dobbiamo aspettare che crescano un po’?”
Chiesi consiglio ad una delle maestre dell’asilo nido e lei mi disse queste testuali parole:“Un cane è il più bel regalo che potreste fare ai vostri figli”.
Mi colpì molto, questa affermazione così intensa. La decisione era presa. Il posto dove andare era uno soltanto: il canile.
Il giorno in cui andai ad adottare la Daria pioveva tantissimo. Pioveva da circa due settimane. Era gennaio, era grigio, era freddo. Lei era una cucciola, spaventata e sporca e bagnata ed intirizzita. Mentre aspettavo che me la portassero, c’era una donna vicino a me. Una signora matura vestita bene. Mi chiese se fossi lì per un’adozione. Sì. Lei e suo marito invece erano lì per un abbandono. “Perchè abbiamo cambiato casa ed ora abitiamo in appartamento – si giustificò – e lui non si trova bene in appartamento”.
Lui, era un bel cane, grande, dal pelo fulvo e gli occhi dolci. Dopo aver firmato delle carte, i propietari lo lasciarono lì. Sicuramente scelsero per lui il male minore, ma a me si spezzò il cuore, perchè lo so quanto un cane ti si affezioni e quanto tu divenga il centro del suo mondo.
Me lo immagino, quel triste cane fulvo, rizzare le orecchie appena sentiva un’auto avvicinarsi al pesante cancello del canile, sperando fossero i suoi padroni che tornavano a prenderlo.
Me lo immagino, quel triste cane fulvo, aspettare e preoccuparsi: “Perchè non vengono più? Sarà forse successo qualcosa?” oppure chiedersi: “Perchè non mi vogliono più? Ho forse sbagliato qualcosa, nel mio mestiere di cane?” E poi promettere: “Se qualcuno mi adotta, stavolta farò tutto benissimo. Farò la pipì solo fuori casa e non mangiucchierò nessuna ciabatta”.
Avrebbe voluto una famiglia fatta di bambini con cui giocare.
Avrebbe voluto una famiglia fatta da un single a cui fare compagnia.
Avrebbe voluto una famiglia fatta da una coppia di anziani da proteggere.
Più di tutti, avrebbe rivoluto i suoi padroni e per questo rizzava le orecchie quando arrivava un’auto.
Ma non erano loro.
Non erano mai loro.
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